3^ Assemblea Congressuale

Confederazione italiana agricoltori Lombardia

 

 Risoluzione Congressuale

L’Assemblea congressuale regionale della Cia - Confederazione italiana agricoltori Lombardia approva le linee contenute nella proposta di risoluzione alla base della Terza Assemblea Congressuale Nazionale. 

L’Assemblea considera questa un punto consolidato per continuare l’impegno verso nuove opportunità per la Cia, il settore produttivo e la società.

L’Assemblea, attenta ai temi della democrazia e della pace invita tutti gli agricoltori, le donne, i giovani e i pensionati delle nostre comunità, a solidarizzare con quanti sotto la pressione di un’ingiusta globalizzazione, sono costretti a lottare per la sopravvivenza, l’espulsione dalla loro terra e l’umiliazione morale dello sfruttamento umano, nella convinzione che la povertà di molte agricolture dipende dalle speculazioni dei latifondisti che hanno la proprietà delle terre, che sfruttano il lavoro dei contadini per produrre produzioni di rapina a favore delle multinazionali dell’agro-alimentare, in proposito forte devono essere l’impegno a proteggere la biodiversità e il governo democratico della ricerca, che va sostenuta, e delle biotecnologie.  

L’Assemblea esprime preoccupazione per un futuro difficile che si prospetta incerto per la forte crisi economica e dei valori. Il vuoto della proposta politica è sempre più grande, mentre l’ulteriore erosione dei finanziamenti nazionali e regionali, e l’aumento delle difficoltà nelle procedure d’accesso riducono la competitività delle imprese. In tali condizioni tutte le strutture confederali sono impegnate ad operare per correggere, anche in campo europeo, le storture contenute nella proposta di riforma della Pac.

L’Assemblea è altresì consapevole che oltre a produrre, e a difendere la libertà d’impresa, bisogna anche però saper progredire nel governo del prodotto, essendo questo il secondo anello debole della rappresentanza agricola,  più che mai necessaria tanto nel sociale quanto nell’economico.

La Confederazione deve essere impegnata a livello regionale nel contrastare l’iniquità fiscale, lo smantellamento dei servizi pubblici, l’aggressione del territorio, rafforzando l’associazionismo e la forza sindacale.

L’Assemblea afferma che nonostante le difficoltà delle strutture associative, nonostante le minori disponibilità delle risorse, il sindacalismo agricolo rimane il primo strumento di tutela degli interessi particolari e generali delle imprese e delle famiglie agricole e per la collettività.

A tal fine s’invita a definire le priorità d’intervento, la razionalizzazione delle risorse e la crescita professionale e sindacale dei quadri per consolidare i risultati positivi e superare le difficoltà dei punti critici dell’esperienza sindacale.

L’Assemblea ritiene la formazione professionale essenziale all’orientamento e alla preparazione professionale degli imprenditori e dei quadri della Confederazione, alle nuove sfide. Individua nel Cipa-at lo strumento laico ed adeguato a sviluppare l’analisi e la progettazione della proposta formativa in un quadro di risorse sempre più attinente agli obiettivi territoriali.  

L’Assemblea impegna l’organizzazione regionale a rendere concrete le affermazioni contenute nella risoluzione congressuale nazionale “ Una più forte rappresentanza per un progetto riformatore dell’agricoltura italiana ed europea”  arricchendole con la specificità lombarda.

  Una più forte rappresentanza significa iscritti e consenso, avere più strumenti organizzativi e associativi, professionalità dei servizi, capacità d’analisi, capacità di proposta, maggiore presenza nella società, sapersi rapportare con gli enti e le istituzioni, ma soprattutto difendere la dignità e il lavoro degli agricoltori e promuovere gli interessi generali dell’agricoltura.

Nella complessità della base associativa e del cambiamento che hanno determinato anche l’evoluzione della confederazione, aziende di maggiori dimensioni, diversificate nella produzione e nella composizione della ragione sociale, l’Assemblea invita a continuare l’impegno per realizzare una più adeguata proposta professionale e sindacale dentro e fuori la Confederazione.

L’Assemblea invita a perseguire l’autonomia con il giusto equilibrio delle risorse del pubblico, del privato e interne al sistema Cia nazionale, regionale e provinciale, affermando che l’organizzazione non può rinunciare alle richieste per svolgere servizi per i pubblico, delegando a privati la gestione dei dati e del reddito dell’impresa agricola, anche se ciò prospetta ulteriori investimenti, esposizione economica e burocratizzazione. 

L’organizzazione è ben consapevole delle difficoltà delle imprese per la crisi strutturale dell’economia e del settore agricolo in particolare che ciò ha riflessi anche sull’organizzazione.

Occorre sostenere il processo di sviluppo e di rafforzamento del consenso attraverso la razionalizzazione delle strutture, e lo sviluppo di un sistema di  “rete” dei servizi, e l’intensificare l’attività sindacale. Infatti, oltre agli aspetti organizzativi interni è indispensabile un’azione sindacale della categoria, perché l’organizzazione è solo lo strumento attraverso il quale affermare gli interessi delle imprese e creare nuove opportunità per i giovani e le donne.

 Sostegno all’attività imprenditoriale, regolamentazione dei mercati, promozione dell’imprenditoria femminile e giovanile, tutela dell’ambiente e del territorio, salvaguardia dei diritti sociali,  sono gli obiettivi di fondo della politica sindacale.

  L’Assemblea rileva che vi sono due problemi centrali nella politica regionale: le norme sull’uso del territorio e dei finanziamenti. Su questi temi l’azione della Cia deve partire dal territorio dove operano elementi sensibili delle strutture capillari organizzate, a loro spetta il compito di recepire le istanze specifiche delle aree provinciali e introdurle nel dibattito regionale.

L’Assemblea ribadisce il ruolo autonomo dell’iniziativa sindacale della Cia  contro le infrastrutture che non hanno un reale interesse economico e sociale. Verso le autostrade, gli inceneritori, le discariche e i termo-combustori che rispondano solo agli interessi dei costruttori o di gruppi finanziari. Chiediamo quindi alle istituzioni un confronto organico, corretto e permanente sulle decisioni che riguardano l’ambiente e il nostro territorio per partecipare a decidere il futuro delle nostre aziende agricole.

Gli eventi calamitosi degli ultimi giorni dimostrano come non è possibile pensare a distruggere il tessuto di canali, fossi e bacini idrici che fanno di queste terre un patrimonio straordinario per la collettività e le generazioni future.

L’Assemblea considera strategica la valorizzazione del territorio montano, collinare e perturbano in un progetto globale, economico, sociale, culturale ed eno-gastronomico, premiando la multifunzionalità dell’agricoltura. Occorre individuare nella politica regionale forme di finanziamento diretto alle pratiche colturali nel territorio montano che consentono di prevenire il dissesto idrogeologico.

La riforma dello stato e le deleghe in materia agricola e dei finanziamenti hanno dato alle regioni un ruolo determinante nella definizione del reddito agricolo. Alla Regione Lombardia va chiesto un ruolo attivo non solo nel rapporto con Agea interno degli adempimenti burocratici nella gestione delle risorse comunitarie, non sempre efficienti, ma anche un progetto regionale di politica agricola.

La ricchezza dell’agricoltura lombarda sa nella complessità, nella straordinaria integrazione tra le grandi produzioni zooteniche e le specificità colturali risicole, viticole, floro-vivaistiche e molte altre esperienze radicate in aree vocate del territorio lombardo.     

Sul tema dell’unità sindacale l’Assemblea, nel riconoscere che in Lombardia si è sempre collaborato nelle varie iniziative, anche in un contesto di difficoltà nazionale, ritiene tuttavia che ciò non è sufficiente per conseguire adeguate posizioni sui temi strategici per le imprese, come ad esempio il comparto della zootecnia da latte necessità.

Si deve ricercare con le altre organizzazioni una linea comune d’azione per determinare nell’opinione pubblica una posizione favorevole alle ragioni dell’agricoltura, soprattutto in tema di difesa del territorio, unendovi la lotta alla miseria dei prezzi  dei prodotti agricoli pagati ai produttori e al tentativo di ridimensionare la sanità e l’assistenza pubblica, così importanti per rimanere a vivere in campagna.

Nel rapporto con i consumatori l’Assemblea sollecita a proporre sui media un’immagine positiva dell’agricoltura e dei suoi prodotti, per contrastare il tentativo dell’industria e della grande distribuzione di appropriarsi della titolarità della fonte del cibo. In proposito l’esperienza di “Per corti e cascine” è stata lungimirante. Tale esperienza va completata da una proposta economica di vendita dei prodotti .

L’Assemblea invita a sostenere l’agricoltura di qualità, non quella dei prodotti sfiziosi, ma è quella che produce beni alimentari di quantità sufficienti ai fabbisogni dei consumatori, cibi sani  legati al territorio compresi i prodotti DOP, i prodotti tipici i biologici. Affermando che la qualità vera parte dal prodotto contadino e si conferma nei processi di filiera quando questi sono controllati dall’agricoltura, attraverso la tracciabilità volontaria.

A tal fine si sostiene una rappresentanza del prodotto collegata a strumenti di aggregazione, programmazione e commercializzazione del prodotto agricolo.

L’Assemblea afferma che il mondo cooperativo è strategico per la tutela della qualità dei prodotti e per l’attività dei Consorzi, ed è quindi importante attuare sinergie con le centrali cooperative della Lega e di Confcooperative.

Una qualità che in tutte le produzioni dal latte alle carni, dal vino al vivaio dal riso ai prodotti di fattoria sia certificata dai produttori in disciplinari di autocontrollo che rispecchiano la tradizione contadina e l’identità del territorio.

Tuttavia, anche nella cooperazione, dove i punti di riferimento del prodotto agricolo, hanno superato il carattere di parzialità del progetto iniziale, con la possibilità per tutte le imprese agricole di aderire alla proposta cooperativa, non si riscontra ancora la pari opportunità nella rappresentanza imprenditoriale.

L’Assemblea ritiene che tali strutture possano assumere un ruolo strategico per l’aggregazione del prodotto e di penetrazione dei mercati e che attorno a al sistema cooperativo si deve coagulare la realtà produttiva, e che per questo non ci possono essere momenti esclusivi nella discussione  delle scelte aziendali.

  L’Assemblea ritiene che debba completare urgentemente la fase di sviluppo della proposta confederale che deve tener conto della modifica federale dello stato, delle esigenze di nuovi servizi delle imprese e della situazione economica: arrestare la caduta dei redditi agricoli, perseguire la qualità e l’efficienza dei servizi, governare e razionalizzare le risorse.

  L’esigenza di adeguare la struttura sindacale alla trasformazione in atto nella società e nell’agricoltura ha avviato un percorso irreversibile. L’opportunità di valutare la distinzione tra responsabilità sindacali e responsabilità gestionali, la necessità di costruire un sistema di “rete” integrato di servizi che sul territorio sia sorretto dall’azione sindacale, la formazione la crescita di nuove figure dirigenti che si affermino tra le imprese e nella  pubblica opinione con la limitazione temporale degli incarichi di rappresentanza politica e con l’assunzione di precise deleghe.

Conseguire un’identità armonica del sistema Cia, maturata altresì nell’esigenza di modifiche statutarie, ivi compreso l’inserimento di nuovi organismi di governo regionale.

L’Assemblea invita, infine, a rafforzare la Cia  e l’agricoltura per l’affermazione del progresso della nostra regione,  e collaborare affinché nel mondo vi sia la pace e il progresso nelle aree emarginate, perché l’agricoltura è benessere per tutti.     

Milano, 11 dicembre 2002.